Focalizzi l’attenzione sulle tue convinzioni, sui “dovrei” e sulle voci dei genitori interiorizzate nella mente. Comprendi che il cervello ha registrato queste idee e ti sei identificato accettandole come tue.
Una parte importante del lavoro è diventare consapevole degli effetti di questi messaggi e delle ragioni per cui li ascolti, iniziare a mettere una maggiore distanza così da poterti pian piano disidentificare.
La mente vuole avere un programma e delle garanzie: fare un workshop ed essere liberi per sempre. Tutti noi abbiamo la magica convinzione e speranza che qualcuno o qualcosa possa risolvere la nostra inquietudine in una frazione di secondo senza alcun dispiacere o sforzo da parte nostra. Il bambino che è in noi aspetta la fata turchina che con la sua bacchetta magica compia il miracolo.
Non si può dire quanto tempo ci voglia per completare il processo innescato dal lavoro Primal; ogni crescita è individuale.
In ogni caso, dopo un po’ di tempo, questa domanda diventa irrilevante: inizi un processo di trasformazione in cui risvegli la tua vitalità, diventi più curioso e più interessato a scoprire la tua realtà interiore che a raggiungere un obiettivo.
I temi Primal emergono anche in altri corsi: tutti i nostri problemi, in un certo senso, sono questioni di Primal, perché tutto è iniziato nell’infanzia.
Un workshop Primal non è la fine né l’inizio del processo di guarigione del passato.
Una trasformazione importante avviene durante il corso e continua, se sei disposto a permetterla.
La maggior parte delle persone che ha attraversato questo processo afferma che in seguito si sono verificati cambiamenti importanti e radicali.
“Questo è il significato della terapia Primal: bisogna tornare indietro, regredire. Qualunque cosa sia andata storta, bisogna ripercorrere il cammino, arrivare a quel punto, sciogliere il nodo e ripartire.”